La scuola ai tempi del COVID-FREE (o quasi)

I bonus spettanti per i figli e non erogati ai centri estivi ed ai servizi socio-educativi vanno riassegnati ai Comuni per preparare settembre

Credo di parlare (o scrivere) a nome di diversi genitori, raccogliendo le preoccupazioni riguardo la fine che faremo – in senso figurato, ma non troppo – in quel di settembre, quando i nostri figli dovrebbero (se tutto va bene) rientrare a scuola.

La preoccupazione è palpabile leggendo gli innumerevoli post sui social, genitori disperati che non sanno che pesci prendere, del resto non lo sa neanche la ministra, figuriamoci noi comuni mortali.

Le soluzioni che girano su stampa e social sono le più disparate: dalle classi “50 e 50”, alternate fra lezioni a scuola e videolezioni da casa, alle classi riorganizzate su doppi turni mattina/pomeriggio senza sapere come faranno i docenti a garantire questo impegno, fino all’ottimizzazione degli spazi scolastici.

Con un ministero che cambia continuamente idea non ci si sente rassicurati, tanto da poter supporre con ragionevole certezza che nessuna associazione dei genitori è stata interpellata prima di prendere qualsiasi decisione.

Tanto per fare un esempio: la balorda ipotesi di far entrare gli studenti a piccoli gruppi ogni 15 minuti non è applicabile ad istituti che a Perugia hanno quasi 50 classi, l’ultimo gruppo entrerebbe dopo le 20 e senza considerare che ci vorrebbero altre 12 ore per far uscire di nuovo tutti. Occorre conoscere la realtà dove si interviene, vale per qualsiasi altro ambito.

Comunque, ripartendo da “idee alla carta” per quanto riguarda il problema delle lezioni a distanza (da limitare solo alle scuole superiori ed eccezionalmente a quelle medie), essendo la scuola soprattutto “relazione” con l’insegnante, con la classe e con se stessi, va riorganizzata una didattica in classe, quella zona educativa che attenua le “differenze sociali” di chi non ha gli strumenti adatti per seguire le lezioni a distanza e che agevola anche gli studenti con disabilità.

Le scuole (anche le paritarie) hanno già alcune aree interne dimensionalmente compatibili con le necessità di distanziamento (palestre, aule didattiche, biblioteche, aule studio, aule magne) e ove sia necessario è possibile recuperare risorse in ambienti sottoutilizzati durante il periodo scolastico (musei, sale riunioni pubbliche e del settore ricettivo, …), ambienti per i quali sia possibile utilizzare LIM, PC, o video proiettori.

Per il problema della custodia dei ragazzi, si potrebbe continuare ad attingere al mondo del volontariato (ormai lo abbiamo interpellato praticamente su tutto) o agli stessi genitori, con tanto di esonero dal gruppo Whatsapp, ma è anche possibile spendere bene ciò che è stato già stanziato per uno scopo sociale, ne parlerò nelle conclusioni.

Per la scuola elementare, vorrei citare l’esempio virtuoso di una scuola elementare in Svizzera; non so se la loro soluzione possa essere attuata con la stessa rapidità ed efficacia anche in Italia, ma è comunque la dimostrazione che con la buona volontà, un po’ di flessibilità e di ingegno, la soluzione si trova:

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10221494229972520&id=1454364996

E la prima settimana è andata. Direi meglio del previsto. I bimbi son stati bravissimi a rispettare le regole. Anche i piccoli. Si lavano le mani, stanno distanti. Non si prestano il temperino e se proprio devono prestarselo prima e dopo mi chiedono di disinfettarlo. Non sono spaventati. Nessuno si lamenta che manca la metà della classe, apprezzano la metà che c’è. Per loro va bene così. Son felici di poter chiacchierare con i compagni, ridono, sognano… E per essere una cosa messa su in 10 giorni devo dire che anche noi docenti (e direzione) siamo stati proprio bravi. Fiera di noi!

Noi brilliamo anche così! 

Per chi legge dall’Italia:

La scuola è in Svizzera.

Metà classe va al mattino e metà al pomeriggio. Per chi invece ha entrambi i genitori che lavorano e non ha nessuno che si può occupare dei bambini la palestra è stata trasformata in un aula. I bambini vengono accuditi lì quando non è il loro turno di venire a scuola. Nella mezza giornata a scuola non si fa educazione fisica, musica ecc. quindi questi docenti sono “liberi” di occuparsi dei bambini in palestra.

Ci sono 5 entrate (3 che si usano normalmente, una che passa dalla palestra e 1 che passa dal giardino della scuola dell’infanzia). Le classi sono state suddivise in queste entrate. Inoltre ci sono 3 orari diversi di entrata e uscita (se la scuola normalmente inizia alle 8.00, ora una classe arriva alle 7.50, una alle 8.00 e una alle 8.10).

Nella scuola materna, più che nelle altre scuole, vedo prioritario il problema degli spazi perché solitamente il rapporto insegnanti alunni è di 1 a 10; e per una classe di 20 bambini dovranno essere obbligatoriamente raddoppiati.

Qualunque scuola si consideri c’è quindi l’esigenza di ampliare gli spazi presenti; abbiamo pochissimo tempo ed è necessario attivarsi per trovarli, adattarli ed organizzarli.

Il Governo ha stanziato contributi/bonus per baby sitter, centri-estivi e congedi parentali; i soggetti assegnatari sono i nostri figli, con queste stesse risorse (quando non già utilizzate dalle famiglie) concentrate su una intera classe, su una intera scuola, si può gestire sia il tutoring, sia l’adeguamento degli edifici destinati ad ampliamento (cfr. art. 72 del DL 34/2020).

Abbiamo molto lavoro davanti a noi, dobbiamo dare risposte concrete ai problemi per tentare di rasserenare gli animi, tornando gradualmente, non senza fatica, ma con ferma decisione, a quella quotidianità che abbiamo dato sempre per scontato e che in questo momento ci manca tanto.

Laura Rubini – Perugia

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